1) Saverio Merzliak (Direttore CISI)
Le reti istituzionali esistono, ma hanno maglie a volte troppo larghe. Il CISI sta lavorando per cercare di stringerle maggiormente. Ad esempio sono già in contatto con le scuole attraverso il SIL (il settore per l’inserimento lavorativo di persone con disabilità) per preparare percorsi individuali di inserimento sociale dopo la scuola dell’obbligo o alla maggiore età, ma c’è la tendenza a modificare l’approccio dell’Ente con le scuole e le famiglie, ricercando una condivisione delle valutazioni in modo da definire percorsi di assistenza adeguati per ogni persona.
A Villesse il CISI ha aperto una piccola comunità-alloggio, con 7 persone seguite per bene da diversi operatori. Tre di queste sono state inserite nella comunità-alloggio provenienti dal centro per “gravi/gravissimi” di Gorizia e il risultato è sorprendentemente positivo, grazie alla rete di rapporti sociali e istituzionali creatasi, mentre a Gorizia erano “chiusi” in un posto evidentemente senza stimoli.
Il tentativo quindi è quello di avere una sede comune tra i vari servizi per adeguare il percorso proposto a ogni singola persona, tenendo conto delle opinioni e dei desideri dei famigliari, anche se spesso l’indirizzo immaginato dalle famiglie non è sempre il più consono… D’altronde le famiglie difficilmente possono essere “obiettive”, ma quelle con
figli con problemi hanno solo bisogno di un’attenzione maggiore…e attualmente un percorso con le famiglie, un supporto alle famiglie…non c’è; o, meglio, esiste solo grazie al singolo operatore, educatore, alla cui disponibilità e competenza è affidato anche questa cura del rapporto con i famigliari dell’utente in carico.
Serve immaginare servizi “nuovi”, più creativi, da strutturare appunto per poter osservare, conoscere meglio ogni persona affidata al CISI e definire percorsi individuali adeguati e magari più corretti.
Nè le leggi, né i soldi sono sufficienti a risolvere i problemi. Certamente però serve un assetto normativo più adeguato per l’intero settore, ma c’è ancora poca conoscenza in materia per promuovere strumenti più efficaci.
Per quanto riguarda le risorse economiche, il Friuli Venezia Giulia è una regione che spende moltissimo nel sociale e nella sanità, ad esempio i finanziamenti indirizzati al settore “autismo” sono enormi. Bisognerebbe però aprire una riflessione sull’efficienza della spesa, mettendo ordine nella gestione di un budget così ricco…perchè alcuni settori sono in sofferenza, altri magari non riescono nemmeno a spendere quanto stanziato annualmente… Il costo di funzionamento dell’intero CISI è circa la metà del costo del mero funzionamento del Consiglio Regionale, al netto delle indennità dei consiglieri regionali… Ed è solo un esempio per far immaginare le problematiche di un ente così importante nel territorio per seguire centinaia di persone con servizi adeguati e le difficoltà
nel ragionare su nuovi servizi a favore degli utenti e delle famiglie…
2) Dott. Cernic e Dott.ssa Bolzon (Neuropsichiatria infantile – Azienda Sanitaria n.2)
La neuropsichiatria infantile è un servizio territoriale che si occupa dei minori (0-18 anni) che risiedono nel distretto sanitario. E’ un equipe multidisciplinare di 14 professionisti (1 neuropsichiatra, alcuni psicologi, fisioterapisti, logopedista), che si attiva quando emerge una psicopatologia o viene segnalata una qualche forma di “disturbo”, per realizzare un
progetto “ad hoc” a favore di ogni singolo individuo.
Nell’arco del 2018 il Servizio si è occupato di 1058 minori, naturalmente con situazioni molto diverse tra loro, da quelle risolte con una consulenza fino a quelle più complesse. Nel corso degli anni si è notato un cambiamento nell’età d’accesso al servizio, nel senso che dagli ultimissimi anni sono molto maggiori gli accesi al servizio già fin dalla prima infanzia e il Servizio ha investito molte risorse in questo.
Sul totale dei casi, 290 sono quelli con disabilità o disturbi gravi (il 27%). Per definire i progetti per ciascun minore il Servizio opera in collaborazione con le scuole, i servizi sociali dei Comuni, il CISI. I ragazzi con DSA sono di competenza e valutati dalla d.ssa Bolzon, psicologa dell’AAS.
Nel 2018 le certificazioni DSA son state 58, nel 2019 -ad oggi- 70. La valutazione è multidisciplinare e comprende l’esame neurologico, psicologico e della logopedista. La psicologa valuta le capacità cognitive, mnemoniche e si fa una valutazione complessiva rispetto a lettura, scrittura, ecc… I bambini dimostrano già una buona consapevolezza
delle proprie problematiche.
Negli ultimi anni c’è stato un aumento dei casi, per cui serve pensare ad un potenziamento dei servizi. Il territorio del Basso Isontino ha sempre avuto una grossa sensibilità nell’intercettare il disagio. Negli anni è aumentata la complessità della società isontina e pure dei casi “problematici”. Nella fascia 2-6 anni ci sono 55 casi diagnosticati di autismo…
La Legge 170/2010 ha istituzionalizzato i DSA e i servizi relativi, ma mancano strumenti adeguati nel tempo per renderli pienamente efficaci.
Il contributo dell’AAS è di tipo diagnostico, per cercare di inquadrare i problemi che riguardano ogni “caso” e indicare, aiutare a definire il percorso più corretto, più adatto a superare i problemi specifici di ogni singolo minore, informando e coinvolgendo i vari soggetti competenti (in primis famiglia e scuola). Un ultimo aspetto che non va considerato tra le cause dirette, ma che può aggravare i DSA è dato anche dall’uso abnorme dei telefonini anche da parte di bambini molto piccoli…
3) Professoressa Bombi (ISIS BEM, Brignoli, Gradisca d’Isonzo)
Il Brignoli ha quasi 800 studenti. Gli allievi con DSA o disabilità sono numerosi: 102 con DSA, 31 con disabilità. Inoltre ci sono anche una ventina di studenti stranieri, per cui l’Istituto si trova a far fronte a circa 150 ragazzi/e con vari bisogni educativi specifici. Inoltre ci sono varie situazioni di difficoltà a causa di disagi sociali. E anche questi necessitano di attenzione specifica, perchè se non stai bene con te stesso ovviamente non
“vai” bene neanche a scuola. Quindi attualmente al Brignoli ci sono classi con anche 5 o 10 allievi con DSA. La maggiorparte dei quali è stata indirizzata a scuole solo di tipo professionale, come l’Agrario, erroneamente, nonostante il livello di intelligenza spesso
superiore alla media.
La diagnosi dev’essere precoce, prima è meglio è. E poi serve un lavoro adeguato non solo a scuola, ma anche a casa. Non è semplice e non è economico. Comunque, per esperienza, i genitori migliori nella gestione di un figlio con DSA sono quelli che a propria volta hanno avuto/hanno DSA. Quando però, al di fuori della scuola, la famiglia… “non c’è” o non è semplicemente in grado di affrontare adeguatamente le problematiche del
ragazzo/a con DSA, i ragazzi sono abbandonati. Inoltre manca la rete (o ha maglie troppo larghe…) tra gli Enti competenti rispetto ai soggetti con DSA, che non hanno un insegnante di sostegno. La rete funziona bene con i
casi di disabilità. Molti ragazzi con DSA arrivano alle superiori con un carattere già ben definito e in genere con bassa autostima. Serve insegnare a usare metodi e/o strumenti compensativi adeguati superando, specie in questi casi, la ritrosia ad utilizzarli magari perchè se ne vergognano.
La diagnosi migliore -e ribadiamo la necessità che sia fatta più precocemente possibile, possibilmente fin dalla scuola primaria- aiuta poi a trovare i diversi strumenti compensativi adatti al singolo bambino.
Gli insegnanti, poi, dovrebbero essere educati a modificare il propro metodo di insegnamento, cercando di adattarlo alle necessità educative delle persone con “diversa” abilità.
Dibattito:
Merzliak dice che purtroppo dal sistema sono stati estromessi i pedagogisti che invece sono una figura che andrebbe recuperata. Inoltre rispetto all’autostima…un sistema che valuta con i – ed i + spesso, con valutazioni negative, aggrava la condizione di bassa autostima dei ragazzi con fragilità.
Rischio già in essere: nel distretto -dice Cernic- ci sono 5 casi di ragazzi “auto reclusi” in casa…