Meeting internazionale per l’Educazione alla Pace in Alpe Adria
Il 18 settembre 2021, ha avuto luogo a Staranzano, presso la sede municipale un meeting internazionale incentrato sull’educazione alla pace in Alpe Adria. L’incontro è stato organizzato dalla ONG AdriaticGreenet nell’ambito del progetto School of Peace Fvg ed è stato patrocinato da una serie di enti ed associazioni tra cui il Comune di Staranzano, il Land Carinziano, L’ANPI provinciale di Gorizia e, La BCC di Staranzano e Villesse e la MACC, il Club per L’Unesco di Udine.
Il tema del meeting ha richiamato l’attenzione sul fatto che per tutto il ‘900 guerre, violenze, discriminazioni basate sulla nazionalità e sui confini hanno reso spesso difficile la convivenza delle popolazioni in quest’area dell’Europa. Negazionismi e revisionismi storici hanno accentuato gli equilibri precari della società specialmente in quest’area, che attraversa una fase di transizione che dura ormai da cento anni con ferite ancora aperte. Ma l’Euroregione Alpe-Adria ha in sé anche le risorse per cambiare la prospettiva del presente e ancor più del futuro.
Nella prima parte della giornata i relatori hanno presentato le loro esperienze come stimolo alla discussione e all’approfondimento che hanno avuto seguito, nei gruppi di lavoro pomeridiani. Dopo il saluto delle autorità, si sono avvicendati Corrado Altran, presidente di Adriatic Greenet che ha parlato del progetto “School of Peace Fvg ” presentandolo come ” Un sogno concreto: il Centro Internazionale di Educazione di pace in Alpe Adria”.
Il territorio di Staranzano compreso tra il Brancolo e il mare è ideale per le sue caratteristiche: buona accessibilità, alte valenze ambientali e posizione geografica, nonché per motivi storici e culturali rispetto alla comunità locale e rispetto alla storia dell’ Euroregione Alpe-Adria, basti pensare al fiume Isonzo e a quanto si presterebbe ad essere promosso come un corridoio di connessione fra culture, lingue, comunità diverse…
In particolare il presidente Altran ha presentato il progetto nelle sue linee generali e di sviluppo. Un’analisi dei vari ambiti d’interesse e delle norme vigenti per gli stessi ha permesso di maturare una visione organica del territorio, delle sue potenzialità e dei suoi limiti, identificando per ogni ambito le attività e i possibili sviluppi e favorendo le sinergie anche tra proprietà o gestioni diverse.
L’International Centre for Peace and Education in Alpe-Adria si propone come un centro diffuso sul territorio prevedendo:
- l’utilizzo integrato dei servizi, degli spazi e delle strutture già esistenti,
- la valorizzazione delle risorse ambientali e delle valenze territoriali, a partire dalla ricchezza di habitat, paesaggi e opportunità create dall’acqua.
La proposta è maturata nel tempo da una rete di soggetti pubblici e privati accomunati dalla volontà di contribuire a migliorare efficienza ed efficacia nella valorizzazione delle risorse culturali, sociali e naturali presenti a livello locale, condividendo le peculiarità eco-geografiche del territorio a cavallo della foce dell’Isonzo nel contesto Europeo. Il Centro propone un insieme di offerte formative olistico-inclusive adatte ai diversi profili cognitivi, nel rispetto di ogni individuo, prendendo spunto da esperienze pedagogiche naturali importanti tra le quali quella di Maria Montessori o quella del “Sri Aurobindo International Educational Centre” di Pondicerry, in India. Le attività saranno incentrate su:
- Ricerca ambientale e interazioni tra acqua, terra, e mare.
- Influenza antropica sulla natura, eco-sostenibilità ed equo-solidarietà.
- Apprendimento multisensoriale e multidimensionale in un contesto di gruppo multiculturale e plurilingue.
- Inclusione e attenzione alle “diversabilità” e alla transgenerazionalità.
- Educazione alla pace.
Questa offerta formativa ha l’obiettivo di integrare e ampliare l’offerta didattica tradizionale e ufficiale nel contesto dell’Euroregione Alpe-Adria, promuovendo altresì la cittadinanza attiva locale e il rispetto dei Diritti Fondamentali del cittadino Europeo.
Ma quali sono nello specifico i luoghi e le strutture presenti sul territorio costiero della foce dell’Isonzo coinvolti nel progetto?
Innanzitutto La riserva dell’Isola della Cona con il centro visite,
- gli altri territori sulle rive opposte della foce dell’Isonzo,
- I territori e le proprietà lungo il corso del Quarantia,
- I territori e gli insediamenti tra il canale del Brancolo, il fiume Isonzo e il mare,
- Il lido di Staranzano,
- L’Idrovora Sacchetti,
- La Litoranea Veneta nell’ultimo tratto e cioè da Aquileia e Grado fino allo sbocco al mare attraverso l’Isonzato.
Dall’analisi qualitativa di queste realtà è emerso che questo territorio è:
- in parte da riqualificare per valorizzare al meglio le risorse ambientali esistenti,
- in disequilibrio ecologico, ad esclusione dell’area dell’Isola della Cona ,
- con servizi e strutture che presentano sofferenze gestionali e criticità dal punto di vista economico,
- sottoutilizzato da un punto di vista socio-culturale, turistico-ricreativo, educativo e terapeutico, rispetto alle potenzialità.
Naturalmente il progetto prevede una fase “zero” di partenza legata ai limiti derivanti dalle condizioni esistenti con un’evoluzione verso la fase “a regime”, dipendente dal coinvolgimento o meno di tutti i soggetti interessati e dalla capacità di attirare investimenti privati anche internazionali o di accedere a fondi pubblici, regionali, nazionali o Europei.
Il “Centro Internazionale di Formazione ed Educazione di Pace in Alpe Adria”si insedierebbe in un territorio che ha come baricentro la riserva naturale, i territori “natura 2000” e agricoli limitrofi, interessando tre comuni (Staranzano, San Canzian d’Isonzo e Grado), si propone di integrare le risorse culturali e professionali già presenti sul territorio locale con quelle presenti a livello di regione Alpe Adria.
Il Centro si propone altresì di continuare, potenziandole, le iniziative in campo educativo e formativo, in particolare negli ambiti a basso impatto antropico, offrendo anche soggiorni residenziali rivolti a target specifici: esperienze pedagogiche inclusive per scuole di vario ordine e grado, docenti, operatori del settore, famiglie, nonché eventi per associazioni ed Enti impegnati sul tema della Pace. Le attività saranno fatte sempre con il coinvolgimento dei soggetti gestori le strutture esistenti, attivando tutte le sinergie possibili presenti a livello locale e di Alpe-Adria.
Negli ambiti di utilizzo agricolo intensivo si continuerà a lavorare per definire un progetto a medio termine con i proprietari privati, il Consorzio di Bonifica della Pianura Isontina, Enti di Formazione, Università, perchè nelle strutture esistenti si potrebbero ospitare corsi o attività di formazione nella natura, sulla gestione del ciclo delle acque e sugli impatti dei cambiamenti climatici, cercando pure di definire un progetto di riconversione ecologica/economica dell’attività agricola in atto.
Inoltre, si organizzeranno eventi culturali internazionali e si collaborerà per partecipare a bandi europei in campo educativo, culturale e di promozione dei valori alla base dell’identità Europea.
Ha fatto seguito L’assessore all’Urbanistica del Comune di Staranzano, l’architetto Manuela Tomadin che ha presentato la sua relazione su “Strategie integrate per la valorizzazione di un Territorio condiviso”. L’equilibrio tra ambiente naturale e impatto antropico rappresenta una delle sfide più sentite a livello globale e quindi anche europeo e locale. L’Europa sta attraversando una fase di transizione epocale, caratterizzata dagli effetti del crescente impatto antropico sul pianeta con il conseguente disquilibrio ecologico, economico e sociale, visibile anche nei nostri territori. Se si vogliono raggiungere gli obiettivi globali di sostenibilità di Agenda 2030, è necessario avviare e incentivare subito a livello locale e a tutti i livelli amministrativi la collaborazione tra territori, enti e governi con programmi e azioni concrete in linea con le indicazioni del New Deal Europeo. L’Amministrazione di Staranzano ha assunto come prioritari gli obiettivi di Agenda 2030 ed ha avviato in questi due ultimi anni un articolato percorso di pianificazione con lo scopo di individuare nuove opportunità di sviluppo nel suo territorio per investire sulla crescita sostenibile della comunità alla luce di un rinnovato patto tra uomo e natura. I programmi avviati, a partire dalla pianificazione territoriale sino alla rete dei servizi mirano a far divenire il territorio comunale un vero e proprio laboratorio a cielo aperto per lo sviluppo sostenibile, i cui temi si intersecano fortemente con il Manifesto Alpe Adria. Il documento, infatti, presentato a Klagenfurt nel 2018, riprende ampiamente gli obiettivi di Agenda 2030 e propone la visione di un territorio transfrontaliero, nel quale Staranzano si colloca all’estrema fascia litorale orientale della regione Friuli Venezia Giulia, inteso qual vero e proprio laboratorio di pace.
I due relatori che hanno affrontato il complesso nodo della narrazione storica nei territori di Alpe Adria e cioè il prof. Werner Wintersteiner, docente emerito dell’Alpen-Adria-Universität di Klagenfurt e la prof. Anna Di Gianantonio, vice presidente dell’Istituto Regionale per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea nel Friuli Venezia Giulia e presidente dell’ANPI di Gorizia hanno offerto entrambi una prospettiva inedita del valore della narrazione storica al fine di una reciproca accettazione e superamento degli eventi traumatici e delle violenze conseguenti alle guerre, indispensabile presupposto per una prospettiva di pace condivisa.
Il prof. Wintersteiner nel suo intervento “Liberare il futuro dalla violenza del passato”sottolinea come nell’attuale società globale, così necessariamente interconnessa per superare difficoltà di ordine economico, ambientale, politico, scientifico permangano chiusure di stampo “identitario” di tipo nazionalistico, o religioso, pseudoscientifico o di altro tipo. Di fronte a problemi globali come i cambiamenti climatici, l’inquinamento, la lotta alla fame, i diritti delle donne e dei bambini, la rinuncia ai combustibili fossili e una prospettiva di sviluppo economico non solo teso alla crescita permanente c’è bisogno di solidarietà e cooperazione globale invece vediamo come spesso vecchi conflitti del passato riprendono forza e si ripresentano. La memoria del passato si trasforma in un’arma nel presente e viene spesso politicamente strumentalizzata vanificando gli sforzi di progresso. Gli eventi passati vengono costantemente usati come “munizioni”per i conflitti attuali. Serve pertanto liberare il futuro dalla violenza del passato. Ma in che modo si può usare la memoria cosicchè che diventi una risorsa per il futuro?
Attraverso l’esperienza di molti anni di lavoro per la pace e l’educazione alla pace nella regione dell’Alpe Adria confluite nel manifesto dell’Alpe Adria e nella pubblicazione nata dal progetto PRAA “Costruire la regione di pace Alpe Adria. Immaginare il futuro affrontando il passato. Dialogo aperto e inclusivo e dibattito pubblico all’interno dell’Austria e della Slovenia e tra i due Paesi (PRAA)”,il prof. Wintersteiner ha delineato alcuni passaggi significativi nell’ottica di un’educazione alla pace attraverso il superamento del ricordo della violenza che può rappresentare l’accettazione dell’altro nei suoi ruoli e costituire un punto di convergenza e forza per affrontare insieme gli alquanto impegnativi compiti futuri. I risultati di questo lavoro di confronto e dialogo della memoria possono riassumersi nei seguenti punti:
- Riconoscimento della propria fallacia, della possibilità di errori storici e contemporaneamente riconoscimento della necessità di elaborare “ le verità storiche” in modo intersoggettivo e dialogico.
- Aderenza alla rispettiva verità storica ufficialmente definita e allo stesso tempo accettazione della costruzione di verità da parte di ognuno dei partecipanti al dialogo.
- Dialogo con avversari che hanno visioni diverse della storia senza annacquare la propria visione, accettando però di vederla con occhi diversi attraverso lo sguardo “straniante” dell’avversario, secondo il principio di un dialogo in cui le parti, pur mantenendo con fermezza la propria costruzione storica si aprono alla coesistenza di visioni diverse.
La relazione della prof. Di Giannantonio si riferisce ad una ricerca condotta da lei in collaborazione con Gianni Peteani che è poi confluita nel libro “1945 Ich bin shwanger” si tratta della raccolta di una testimonianza di vita piuttosto eccezionale, fatta dalla figlia di una donna istriana deportata a Ravensbrüch che riesce a portare a termine la sua gravidanza e a partorire la sua bambina nonostante il lager e il lungo viaggio di ritorno a piedi. Ma il rapporto tra madre e figlia è problematico perché le condizioni di vita durante la gravidanza e dopo il parto sono al limite dell’umana tolleranza per la madre. Questa difficoltà rimarrà una costante nella vita delle due donne e tale da suscitare risentimento nella figlia che pure raggiunge risultati prestigiosi nella sua vita sociale e lavorativa, diviene infatti docente di matematica presso l’Università d Città del Messico ma non si sente mai adeguata e dipende, anche a distanza, dal giudizio della madre. Nel corso dei dialoghi con la prof. Di Giannantonio e attraverso la narrazione, tuttavia la donna prende le distanze dal dramma personale e ha modo di osservare la sua storia e quella della madre in un contesto più ampio: comprende il perché di certe difficoltà affettive della madre nei suoi confronti.
Perché questa storia è importante? Perché dimostra come le guerre non terminino con i trattati di pace ma lascino sofferenze e ferite che possono attraversare più generazioni. E però accanto a ciò il libro mette in evidenza anche l’aspetto riparatore della narrazione del trauma. Solo raccontando e formalizzando il proprio dolore è possibile contenerlo e renderlo gestibile. Il ricordo, la raccolta delle memorie, la riflessione e la comprensione diventano così dei doveri sociali se si vuole vivere in pace.
La dott. Giustina Selvelli, ricercatrice presso il Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali comparati dell’ Università Ca’ Foscari di Venezia ha relazionato su “Multilinguismo e multi-individualità”sottolineando come il multilinguismo sia un fenomeno a supporto della “multi-individualità o “identità polivalente” rimarcandone il valore conoscitivo ed esperienziale alla luce delle sfide culturali del terzo millennio. L’esposizione degli individui e delle comunità ad un ambiente in cui sono presenti più lingue si accompagna alla capacità di ospitare visioni del mondo diverse all’interno di se stessi e quindi all’emergere di una sensibilità più marcata verso le altre culture. L’identità polivalente è una condizione sempre più comune nelle nostre società interconnesse e globali, su cui influiscono in maniera crescente modelli di ibridazione derivanti dal contatto con le lingue e culture di comunità migrate da altri paesi e continenti. I modelli di identità non esclusiva a noi contemporanei presentano analogie interessanti con le esperienze di multilinguismo quotidiano del passato negli imperi multietnici come le regioni dell’Alpe Adria hanno potuto sperimentare fino alla fine del primo conflitto mondiale del ‘900.